ARTICOLI, ARTICOLI E RECENSIONI

La poesia racchiusa in una foto Polaroid.

Posto questa foto non tanto per la classe del corso che sto seguendo ma perché uno dei docenti, Michele Cordoni, fotografo professionista ci ha fatto notare la poetica bellezza di una foto istantanea Polaroid. Ed è vero, ed ho guardato a questa foto di altri tempi con occhi diversi, non per la sua nitidezza o altro ma proprio per la poesia che sa esprimere e ho reso consapevole in me quel senso di bellezza che avvertivo prima di averne coscienza.

Una mia intervista su: La Bottega dei Vàgeri e il primo numero de "Il Taccuino dal Novecento Viareggino" a "Effetto Versilia" di Massimo Mazzolini - Dicembre 2023

AL CAFFÈ COSÌ COM’È I LIBRI SU VIAREGGIO

 

Una nuova iniziativa culturale al Caffè Così Com’è di Guido Berti, in via Machiavelli a Viareggio, che continua a porsi come luogo culturale a tutto tondo in città. Da sabato 17 dicembre grazie a un accordo di collaborazione - senza alcun guadagno monetario per il Così Com’è - con le case editrici Edizioni Hop Frog e Edizioni L’Ancora sarà possibile acquistare presso il Caffè i libri delle due case editrici riguardanti Viareggio e la Versilia. Un luogo che non esisteva più in città da tantissimi anni. Un’occasione ghiotta per trovare riuniti in un unico luogo larghissima parte dei libri editi a Viareggio e su Viareggio. Libri di storia, cultura, sport, carnevale, narrativa, poesia e molto altro scritti da autori viareggini e no su particolari aspetti della città e del comprensorio versiliese. Un motivo in più per andare in un luogo storico della città che dal 1903 è ritrovo di cultura, artisti e ottime specialità da bere e mangiare ma, soprattutto, culla dei più schietti e genuini valori e ideali che hanno fatto grande la città di Viareggio.

Il racconto che Andrea Genovali ci propone, consegnando alla memoria della sua città un prezioso taccuino di ricordi, si sviluppa lungo il filo conduttore di un percorso generazionale dimenticato ed eroico fatto di storie di vita quotidiana. È la storia di un ragazzino, della sua famiglia e di una città che ha reciso, non ancora completamene, le arterie profonde che portano la linfa vitale della memoria e della storia malgrado il pauroso vortice di odio, polvere e solitudine centrifugato dalla velocità senza senso dello scorrere del nostro tempo. Genovali nella narrazione dei fatti si fa da parte, si mette in un angolo, non indulge al protagonismo del suo io, cerca di diventare semplice voce.

Viareggio 12 novembre 2022
Oggi pomeriggio al Caffè Così Com'è - storico Caffè della Viareggio libertaria e antifascista dal 1903 - ho avuto l'onore e il piacere, grazie a Guido Berti il proprietari di presentare il mio ultimo libro "Il Vàgero che venne dal mare" Edizioni Hop Frog / Edizioni L'Ancora.
Presentazione avvenuta nella sala dove è esposta una bella mostra dedicata a Mino Maccari, insieme all'amico artista Gionata Francesconi e alla presenza di amici e amiche, fra i quali vari pittori e artisti, abbiamo discusso del mio libro e di molto altro.
Un bellissimo pomeriggio di cultura, lontano dai protagonismi fuori luogo, arruffianamenti indecorosi e presenzialismi d'accatto ormai così radicati.
Grazie di cuore a tutti gli intervenuti e un particolare ringraziamento a Gionata Francesconi (autore anche della bellissima introduzione al libro) e a Guido Berti inarrivabile proprietario dell'antico Caffè dove marinai, antifascisti e artisti dal 1903 rendono l'atmosfera di questo luogo magica e familiare.
Oggi pomeriggio, prima di andare al Caffè Così Com'è per presentare il mio libro sono passato dall'amico e compagno (titolo antico e glorioso) Brunello Volpe alla sua cartoleria e abbiamo fatto un baratto: il mio libro con uno suo. Il suo libro "La mia sinistra", al di là delle nostre divisioni di visione politica, l'ho già letto quasi tutto e d'un fiato.
Lo trovo di grande interesse soprattutto per la parte in cui ricorda nomi di compagni e compagne, e le loro azioni a favore del PCI, che solo in parte ho conosciuto e me ne ha fatti conoscere molti altri che probabilmente molti di loro ormai non sono più fra noi.
Non è un libro di amarcord, o meglio lo è solo in parte, ma è un libro che parla di ciò che fu nella nostra città dagli anni Settanta al suo drammatico e maldestro scioglimento (uno dei vari punti che ci separano) il PCI.
Da tempo ormai cerco, anche con la casa editrice della cooperativa Edizioni Hop Frog, di accendere la luce su quella storia politica della città più vicina anagraficamente a me e il libro di Brunello va in questa direzione.

 

“Il vàgero che venne dal mare”. Genovali racconta una generazione che voleva cambiare il mondo

Mercoledì 15 giugno alle 16,30 la Biblioteca multimediale in Palazzo delle Muse a Viareggio ospita la presentazione del romanzo di Andrea Genovali “Il vàgero che venne dal mare. Storia di una generazione che voleva anche cambiare il mondo“ (Hop Frog Edizioni/L’Ancora Edizioni). Intervengono insieme all’autore Sandra Mei (assessore alla Cultura), Adolfo Lippi (giornalista) e Gionata Francesconi (maestro della cartapesta); conduce Diletta Beconcini (Hop Frog Edizioni).

“Fantasmi d’amore e di violenza che il protagonista Olmo ha sempre tentato inutilmente di dimenticare, di rimuovere – si legge nella presentazione del romanzo – . La storia di Olmo, in cui ciascuno può specchiarsi, ci restituisce il profondo e talvolta imperscrutabile intreccio fra le vicende più cruciali di una vita attraverso gli amori, gli ideali, la politica, l’amicizia e molto altro ancora. Olmo, vàgero viareggino, che la vita ha portato a bazzicare caffè alternativi e piazzette svoltate di Firenze, attraverso le quali Genovali ci porta per mano in un viaggio fatto di flashback dalla fine degli anni Settanta, ancora carichi di speranze, ai tristi giorni nostri, vuoti di fiducia e senza sogno e con la voglia di cambiare il mondo ormai appassita”.

“L’autore – conclude la nota – guida il lettore passo dopo passo in modo discreto e poetico nell’animo umano dei personaggi e nelle loro complesse dinamiche. Un affresco narrativo di due mondi così diversi, raccontati con passione civile e delicatezza, attraverso il filo rosso di una storia che inizia dagli occhi di un ragazzo di provincia fino a quelli di un uomo espulso e condannato ai confini della società ma che riconquisterà la sua vita, non rinunciando mai all’amore e ai suoi ideali”.

Il Fatto Quotidiano

 

(...) In mezzo ci sono le giornate del maggio viareggino, iniziate col comizio della poetessa e sindacalista anarchica Virgilia D’Andrea, che mette in luce fin d’ora un nuovo protagonismo delle donne nella battaglia politica, proseguite con la rivolta successiva all’omicidio del guardalinee Morganti (anche qui con un forte ruolo delle donne viareggine, oltre che della Camera del lavoro e del deputato Salvatori) e culminate nelle barricate del 2-4 maggio e nella costituzione di un Comitato rivoluzionario come governo effettivo della città: una insurrezione la cui notizia fa il giro d’Italia e del mondo, facendo parlare di sé perfino il “New York Times”.

Di quei giorni Andrea Genovali mette in luce il sentimento di «felicità» – è questa la parola che usa – di una popolazione che si sente «probabilmente per la prima volta libera di scegliere», e la capacità di fraternizzare con le truppe inviate a sedare la rivolta, che ci richiama all’insegnamento pratico di Gramsci nel suo approcciarsi alla Brigata Sassari spedita a Torino per reprimere gli operai e che qui è sintetizzato dalla frase pronunciata da Anna Maria Genovali: «Levate loro le armi ma portiamoli a mangiare».

 

Alexander Hobel – Università Federico II° di Napoli

LE STRADE DI VIAREGGIO:

VIA XX SETTEMBRE UN MICROCOSMO, NEL MICROCOSMO DELLA CITTA'

Sono nato in via XX Settembre a Viareggio, anno 1966. Una via dal nome strano, che sono dovuto andare alle elementari per sapere la genesi della sua intestazione. Non perché i miei genitori non lo sapessero, ma non mi ero mai posto il problema, la percepivo strana e basta: una delle poche strade, con una data al posto di un nome e un cognome.

Gli anni della mia adolescenza sono stati molto belli, spensierati grazie alla mia famiglia. Ma lo sono stati anche in relazione al vicinato. Non vorrei apparire retorico ma in una qualche misura ti sentivi appartenere a un microcosmo, con tante famiglie che comunque condividevano insieme quella realtà. Oggi chi conosce le persone che ti abitano vicino? Voglio dire chi le conosce abbastanza seriamente? Quando va bene un saluto veloce e via, ognuno preso dai propri problemi e pensieri. Ma anche i miei genitori e i vicini del tempo avevano problemi e pensieri, mica siamo noi a detenere il monopolio dei problemi e dei pensieri. Questa è una scusa autoassolvente per non ammettere una grande dose di cinismo, menefreghismo e, alla fin fine, di egoismo mascherato da privacy, come usa molto in questi anni.

Il confine del nostro "vicinato" verso est arrivava fino alla sanitaria sull'angolo di via Veneto, dove una persona sempre ben vestita e pettinata, il signor Gustavo, ti dispensava le famose "mentine" o le caramelle al miele e al latte. Lì conobbi le famose Galatine. L'odore di quel negozio lo porto sempre dentro di me.

Lì vicino, sul marciapiede opposto, c'era l'Argia, burbera signora che vendeva il latte e tutto quello che afferiva ad esso. Era un negozietto piccolo piccolo, a me questa signora faceva un po' timore. Su un paio delle porte vicine all'Argia c'erano, durante il carnevale e le domeniche di primavera, due signore che facevano le Senzale. Vale dire ti affittavano case o stanze per le ferie estive. Non esistevano quasi le immobiliari; a Viareggio le case per l'estate te le trovavano loro, le Sensale. Un mondo inconcepibile oggi. Dopo Gustavo, proseguendo verso il mare, era un'altra via XX Settembre, non era più il "nostro" territorio di ragazzini. Tornando indietro, verso la stazione, c'era la Vezia e Doriano dell'alimentari più improbabile della strada; la bottega era proprio dove inizia via Pucci. Dentro vi trovavi un po' di tutto: dalla farina per la polenta in grossi sacchi di juta, alle caramelle in barattoli di vetro, e aveva un odore caratteristico che era comune alle alimentari degli anni settanta/ottanta. Un'alimentari però che sembrava arrivata direttamente dagli anni Cinquanta, ma che riuscì a tenere testa anche ai primi supermercati, quello dalla esse lunga lunga. Su un quadernetto, Doriano, annotava le spese fatte con il pagamento rimandato a fine settimana. Quando c'era solo la Vezia, invece, spesso quelle spese non le annotava e con un sorriso infinito ti salutava. L'alimentari si esaurì per colpa dell'anagrafe dei due gestori. Noi abitavamo al 188, uno degli appartamenti del signor Mario, così come lo chiamavo da piccolo quando, seduto sul terrazzo con le gambe penzoloni fra le sbarre della ringhiera, lo salutavo e lui mi lanciava sempre delle caramelle! L'appartamento era in una palazzina di due piani, noi stavamo al primo, proprio di fronte a quella gentile ed educatissima famiglia francese, i Burt, se non ricordo male, che segnavano, come le rondini, con il loro arrivo l'inizio dell'estate e con la loro partenza l'arrivo dell'autunno. Di fronte avevamo anche i Berti, che solo in anni recenti ho scoperto essere miei parenti: la mia nonna paterna era una Berti, sorella di quel Berti padre di Mario e di altri suoi due fratelli. Quindi con i figli di Mario – quello del negozio in via Garibaldi di elettrodomestici di tanti anni fa - ero un cugino di terzo grado o giù di lì. E poi c'era Angiò, del Bar omonimo che ancora esiste gestito dal figlio, dove d'estate noi piccolini assistevamo dalle 14 alle 15 a ferocissime partite di briscola fra gli anziani avventori del bar. Poi c'era l'altra alimentari del "nostro" territorio quella della Rosanna, con i figli Walter e Simona proprio sull'angolo fra via Puccini e la nostra strada, al suo posto oggi una pizzeria con consegne a domicilio.

E, infine, come non ricordare l'Albergo "Centrale" che, nei primi anni Settanta, venne anche trasformato in asilo e dove io riuscì a evitarlo, l'asilo intendo, iniziando a piangere da quando la mamma mi ci accompagnava a quando le bidelle sconfortate e semi isteriche l'andavano a chiamare (stavamo a nemmeno 100 metri di distanza), perché mi portasse a casa. Nessuno riuscì a piegarmi e per questo evitai l'asilo!

Lì vicino, sulla via Puccini quasi di angolo, c'era il negozio di abiti della signora Pastorello; poi una toilettatura per cani gestito da una giovane donna che ricordo con una capigliatura riccioluta e rossa rossa. Più avanti vicino alle scuole elementari, la cartoleria gestita dai Petri in eterna competizione con quella delle sorelle Paoli, lì vicino in via Mazzini. Il Bar Sport con i proprietari amanti del calcio e del Viareggio. Il proprietario, di cui non ricordo il nome, era uno degli spettatori fissi alle nostre partite nel cortile delle Pascoli e alle volte ci avvisava per tempo quando - qualche vicino poco disposto a sentire le nostre urle e imprecazioni - chiamava i vigili urbani e allora il "si salvi chi può" diventava l'unica regola! E ricordo che lui si arrabbiava moltissimo, anche con i vigili, perché noi non facevamo niente di male e stando dentro il cortile non correvamo nessun pericolo. Partite di calcio, di pallavolo, olimpiadi a seconda delle stagioni, oppure si giocava al mondo (io ero sempre la Repubblica Popolare Cinese... chissà un segno di quello che doveva poi essere!) o a campana. Io e gli amici "della strada" ogni giorno eravamo lì a parte la domenica: Luca Molli, Francesco Berti, Riccardo Summonti, Massimo Biancalana, Stefano Pieraccini, Walter Sereni, Alessandro Palumbo, Riccardo Dallori e altri ancora di cui non ricordo più i nomi. Certamente fra noi c'erano qualche anno di differenza ma per un certo periodo non ha contato. Oltre al recinto delle scuole Pascoli si andava ai giardinetti della stazione oppure sull'angolo fra via Pucci e via XX Settembre, di solito lì l'appuntamento era dalle 14 fino alle 16 per il calcio. Se poi qualche auto fosse per caso parcheggiata di fronte alle porte - una sul muro di destra e l'altra su quella di sinistra di via Pucci - poco male: tutti insieme la si spostava a spinta... Le auto che passavano in quella fine anni settanta saranno state 4 o 5 in due ore. Il tutto fino all'urlo della mamma che non ammetteva repliche. Poi c'erano le classiche "guerre" contro la banda della Via Verdi, guidata dai fratelli Niccolai e altri di cui non ricordo il nome. Sfide all'ultimo sangue ma che mai ci hanno visto combattere! Ma noi avevamo, comunque, il nostro fortino inespugnabile nel cortile interno delle Pascoli, proprio sopra lo stabile del riscaldamento della scuola. C'era di tutto: sacchetti di sabbia, lancia gommini, palloncini d'acqua insomma l'arsenale di ogni brava banda di mocciosi degli anni Settanta.

Giochi semplici ma di grande partecipazione e con grande spirito di solidarietà. Non c'erano video games, o play station, al massimo palline di vetro per giocare a "buetta" o al "papa". C'era la voglia di stare insieme e di giocare insieme in una sana competizione fra ragazzi dove il ricco e il povero perdevano i loro connotati e si era tutti ragazzini con la stessa voglia di giocare e divertirci. Certamente eravamo meno svegli dei ragazzini di oggi, dobbiamo dirlo, ma il carico di esperienze fatte in quelle ore per "strada" non lo cambierei mai – avendone ovviamente la facoltà che non posseggo – con niente del mondo con i ragazzini di oggi. Il dolore di un ginocchio sbucciato cadendo sull'asfalto salvando la propria porta da un gol sicuro o le macchie su maglie e camicie oppure gli strappi sui pantaloni con urla e tentativo di scapaccione della mamma, non lo cambierei con niente del mondo dei ragazzini di oggi. Se ti facevi male e andavi a casa dovevi stare attento di non prenderle di più. Oppure se la maestra a scuola ti dava un brutto voto erano dolori, altro che andare a protestare con l'insegnante. Era un altro mondo. Chiudo per non scadere troppo nella malinconia e nella retorica del tempo che fu, anche perché sono felice di vivere il mio tempo, qui e oggi, ma ogni volta che passo per via XX Settembre e le scuole Pascoli questi ricordi lievemente e dolcemente riaffiorano per ricordarmi la fortuna che ho avuto a vivere un'infanzia e un'adolescenza serena e felice, malgrado tutto.

La Nazione - 11 ottobre 2020

Il progetto delle Edizioni L'Ancora è anche più ampio rispetto a quello così ben descritto da Giovanni Lorenzini e prevede la collaborazione fra le Edizioni L'Ancora e IDelfiniBook edizioni.

Una collaborazione che sta dando i suoi frutti, malgrado le difficoltà dovute al Covid 19.